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Rolando Tessadri

Con un totale di circa 30 opere, questa nuova occasione espositiva mostra un percorso artistico segnato da un linguaggio visivo chiaramente improntato sulla ricerca del minimalismo. In ogni tela emerge in maniera netta la visione d’artista di Tessadri, che si fa portavoce da sempre di un’arte complessa, che non può essere compresa in modo esaustivo al primo sguardo, ma che richiede tempo e attenzione prima di essere colta nella sua essenza più profonda. La pittura che Tessadri propone affonda le sue radici nell’astrattismo geometrico del Movimento per l’Arte Concreta e del minimalismo. A partire dalla fine degli anni ’90, la sua ricerca artistica si concentra nella creazione delle Tessiture, una serie di opere caratterizzate dalla presenza di una griglia ortogonale sulla superficie della tela.

La tecnica utilizzata è molto simile al frottage. Si comincia sovrapponendo la tela a delle trame di fili sottili, disposti parallelamente l’uno all’altro, in orizzontale e verticale. Una volta ottenuta questa griglia, l’artista applica dei pigmenti colorati su tutta la superficie per poi asportare il colore con una racla, una grande spatola morbida comunemente usata in serigrafia. È un continuo e meticoloso processo di addizione e sottrazione delle diverse tonalità cromatiche, il cui risultato è una composizione caratterizzata da griglie regolari, nelle quali i colori si accumulano, si sommano, si sovrappongono fino a creare un “non colore”, un monocromo fra le note del grigio, dell’azzurro e del seppia.

Tessadri crede da sempre nella forza pura del colore. La monocromia delle sue opere è solo apparente e viene vissuta più che altro come un’intonazione complessiva, in cui i singoli rapporti tra forma e colore sono tenuti insieme dall’intervento calibrato della luce. Ogni tela presenta, infatti, mutevoli e molteplici sfumature, tutte perfettamente calcolate all’interno di geometrie semplici, a loro volta studiate sull’elemento imprescindibile della luce. Il colore cattura le diverse intensità della luce e ne esplora i passaggi graduali.

La scelta di ridurre i contrasti cromatici al minimo esprime la volontà di Tessadri di far sprofondare l’immagine nella tela, per farla riemergere con lentezza, come se fosse un’apparizione. In questo processo di decentramento dell’immagine, le griglie ortogonali giocano un ruolo fondamentale perché, a seconda dell’angolazione e della distanza, l’osservatore può percepire dei cambiamenti nella superficie della tela e sperimentare la sparizione o la ricomparsa della trama in una dinamica che è puramente soggettiva ed individuale. Lo spazio della tela è una zona silente, una dimensione “altra” in cui, grazie all’energia impalpabile della luce e alla forza evocativa del silenzio, l’occhio di chi osserva può intraprendere la costruzione del nuovo a partire da espedienti minimi.