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Arena studio d'arte
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Marco Lodola

Il percorso espositivo si snoda intorno a sculture luminose, plastiche e dime, ad evidenziare la varietà dei supporti e delle tecniche di cui l’Artista si avvale, attraverso la combinazione delle quali riesce ad ottenere immagini che rimandano direttamente alla musica, al cinema, ai fumetti e alla pubblicità.
Dietro le sue luci al neon, dietro le sue sagome in plexiglas, dietro le sue campiture cromatiche, ci sono chiari riferimenti al Futurismo, al colorismo ritmico della Delaunay, alla Pop Art americana.

 

Un universo immateriale, quello di Lodola, fatto di contorni e luci, cavi e materie plastiche. Egli si definisce un “elettricista con una visione proletaria dell’arte”, infatti si sente realizzato quando attacca i fili elettrici che illuminano d’incanto le sue sculture. Inoltre si considera “artista tamarro”, ovvero l’apoteosi della sicurezza dei propri mezzi, l’esaltazione del proprio essere.

 

E’ un Artista fuori tempo come tutte le cose che valgono veramente; non avendo l’urgenza di dimostrare nulla, la sua poetica corre tra fili e luci, si alimenta e si accende.

Scrive Vittorio Sgarbi: “… Le opere di Lodola si potrebbero vedere movendosi in un’automobile lungo un tratto urbano, fuori dai finestrini, oppure lungo il percorso di una metropolitana: c’è da stare certi che qualcosa di loro rimarrebbe sicuramente nei nostri occhi e nella nostra mente.

 

Di quanti altri artisti si potrebbe dire altrettanto? “

Lodola si rivolge allo stesso pubblico del cinema, della televisione, della pubblicità e della musica, ricercando la contaminazione con le diverse discipline artistiche per trarne ogni volta nuovi impulsi e stimoli creativi e cercando di adeguare tempi e modi dell’arte a quelli della vita contemporanea.